venerdì 10 febbraio 2012

1.2. I tre impeccabili

  Tre amici di vecchia data, ecco cosa sembrano.
  Con gli abiti sportivi e la barba non tagliata. I guanti di lana, i cappelli imbottiti e il binocolo al collo. I colleghi farebbero fatica a riconoscerli, conciati così. Rimarrebbero impressionati, abituati ai rigidi cerimoniali e alle divise inamidate. Ma la domenica è il giorno del riposo e non ci sono etichette da rispettare.
  Il giro in campagna si rivela un'innocente copertura, lontano da quegli ambienti saturi di impiccioni e di antenne alzate pronte a intercettare la minima sfumatura di tradimento. Un attimo di libertà senza zelanti subordinati che ti tartassano, senza scorta che sì ti protegge, ma che ti tiene anche sotto controllo. Non si preoccupano nemmeno i famigliari: uscire la domenica è un diritto sacrosanto per chi è appassionato di caccia, di pesca o semplicemente di aria buona.
  Vietato disturbare nel casolare mezzo abusivo, vietato interferire nell'incontro segreto.
  I partecipanti sembrano tre vecchi amici rilassati, ma ne avrebbero di storie da raccontare: attentati insabbiati, complotti smascherati, crisi diplomatiche risolte brillantemente. Altre meno. Incarichi gravosi e delicati, magari più facili da gestire di molte faccende domestiche.
  Sono solo tre.
  Tre, un numero ristretto, di uomini decisivi. Le persone decisive sono sempre pochissime: tre pedine non hanno bisogno di regole particolari per vincere la partita. Se due persone entrano sempre in conflitto, tre si autogestiscono meglio. C'è sempre una maggioranza, si stringono nuovi accordi e non si perde tempo. Le personalità differenti danno un contributo e non si scannano in scontri senza quartiere, alla pari. Tre è il numero perfetto.
  Tre uomini decisi hanno le carte per rivoltare il mondo come un calzino. Per questo saranno decisivi.

***

  Il primo è quello che perde l'autobus. Infatti guida sempre la Campagnola. Un tipo sicuro di sé, a volte troppo, che porta avanti la baracca. Propone, valuta e agisce, in tempi molto stretti. Motivatore, trova una risposta incoraggiante per qualsiasi problema.
  Segue a ruota quello che sembra un’ape. Non si è ancora capito bene cosa significa e lui mantiene il riserbo. Pare che gliel'abbia detto un'amica e lì la fantasia degli altri due si è scatenata. Distrazioni a parte, il personaggio in questione fa domande su domande, contesta e scade nella polemica molto facilmente. Però aiuta ad affrontare i problemi a trecentosessanta gradi e l'idea del golpe in fondo l'ha sfornata lui.
  Infine c'è quello che fa le scale al buio. Si fida ciecamente. Di poche parole forse, ma ascolta sempre con attenzione. Uno che non si lascia condizionare, che valuta bene. Il saggio che pondera, la spalla che sostiene il piano migliore. Il casolare in rovina è suo.
  – Non siamo giustizieri, – esordisce quello che perde l'autobus – la colpa è diffusa, così come lo sono le responsabilità. Ognuno nel suo piccolo ha leso l'integrità dello Stato, sono pochi quelli che si salverebbero. Nemmeno noi abbiamo lesinato in passato ed è proprio il nostro senso di colpa che ci spinge a proseguire su questa strada. Agiremo in nome del popolo e agiremo dall'interno. Per questo siamo così pochi, per questo il nostro sarà ricordato come un golpe.
  – Le masse di persone sono troppo prevedibili – prosegue, dopo una piccola pausa – piene di infiltrati, soprattutto.
  – Noi non lo siamo, vero? – si interroga quello che sembra un'ape.
  Silenzio improvviso, mentre la domanda riecheggia nella mente di ciascuno.
  Scoppiano a ridere tutti e tre.
  Impossibile.


Golpe 2014     2

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